di Carlo Balestriere
Una delle più grandi paure di questo secolo è quella di vedersi la mente violata da altri.
Che si tratti della propaganda politica o di una singola persona con cui stringiamo una relazione, il timore che qualcuno possa farci fare cose che non desideriamo fare è molto forte.

Vediamo insieme cos’è la manipolazione psicologica, come riconoscerla e come disinnescare alcune sue tecniche.

 

La differenza tra persuasione e manipolazione.

Prima di iniziare, dobbiamo imparare la differenza tra persuasionemanipolazione.

Secondo Robert Cialdini, professore di Psicologia dell’Università dell’Arizona, la persuasione è “la capacità di far vedere agli altri le cose dalla nostra prospettiva e farli essere d’accordo con noi, grazie al modo in cui presentiamo le nostre idee.”

 

Se ci riflettiamo, tutti noi utilizziamo la persuasione ogni giorno: quando vogliamo convincere il nostro partner a fare qualcosa, quando vogliamo chiedere un aumento, ecc.

La persuasione non è intrinsecamente cattiva, in quanto l’individuo mantiene la sua volontà di cambiare.
Allo stesso tempo, la persuasione può essere utilizzata per fini nobili.
Immagina, ad esempio, una campagna persuasiva che ha come obiettivo quello di far smettere di fumare agli italiani: si salverebbe la vita di centinaia di migliaia di persone.  Non male, eh?

 

Ciò non vale con la manipolazione.

Con il termine “manipolazione psicologica” si intende qualsiasi azione messa in atto per permettere a qualcuno di raggiungere un beneficio usando un’altra persona, la quale viene ingannata e raggirata.

Solitamente sfrutta lo squilibrio di potere all’interno di una relazione, come quello che c’è tra un superiore e un sottoposto, ma anche tra un partner dominante e uno dominato.
Si tratta indubbiamente di una cosa malvagia.

 

Ecco di seguito cinque segnali per capire se qualcuno ti sta manipolando e come difendersi.

 

 

1. Ti fa una sorpresa negativa.

Alcune persone usano le sorprese negative per destabilizzarti e acquisire un vantaggio psicologico.
Questo può fare la differenza durante le negoziazioni.

Pensa, ad esempio, a quando stringi un accordo con una persona e questa dopo un po’ se ne esce con una sorpresa negativa quasi inverosimile (“è successo questo imprevisto che rischia di far saltare tutto”).

In generale, queste informazioni negative vengono presentate senza preavviso, quindi il manipolatore spiazza la sua vittima e le impedisce di organizzare le idee per contrastare le sue mosse.

Qual è lo step successivo?
Il manipolatore avanza ulteriore richieste che non erano incluse nell’accordo iniziale, facendo leva sullo stato emotivo alterato della vittima.

 

Per evitare ciò, l’ideale sarebbe chiedere maggior tempo per riflettere dopo aver ricevuto la notizia negativa e non accettare immediatamente la contro-offerta del manipolatore.
Ripensandoci con calma, il malcapitato potrà rendersi conto se l’imprevisto è così assurdo da essere inverosimile.

 

 

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2. Usa la strategia del terrore.

Alcuni manipolatori utilizzano tecniche intimidatorie per ottenere ciò che vogliono. Possono minacciare l’altro di essere esclusi da una comunità oppure di andare incontro a ingenti perdite (in termini di salute, sicurezza o denaro).

 

Un esempio sono i gruppi di adolescenti che costringono gli altri ragazzi a sottoporsi a vere e proprie prove per essere accettati dal gruppo, oppure le comitive che incitano le ragazze a vestirsi in un certo modo per non essere escluse.

 

 

Nella mente della vittima si attiva uno stato di pericolo, in quanto il cervello umano è progettato per evitare qualsiasi perdita.

 

Poniamo, ad esempio, che io ti proponga una scommessa.
Lancio una moneta: se esce testa ti do 100 euro, ma se esce croce sei tu a darmi 100 euro.
Hai esattamente il 50% di vincere o di perdere la stessa somma: cosa fai?

 

La maggior parte delle persone rifiuta di prendere parte a questo esperimento, sebbene sia, in termini probabilistici, molto “equo.”
Il motivo è il seguente: l’amigdala, un organo presente nel nostro cervello, si attiva come una lampadina quando fiuta un’occasione di perdita e fa in modo di farci fuggire da quella situazione.

 

 

Ritornando ai nostri manipolatori: come difenderci da chi utilizza la paura?
Il mio consiglio è quello di fermare la conversazione con il manipolatore e chiedergli di spostarsi in un luogo più frequentato.
L’ideale sarebbe il bancone di un bar, in quanto c’è la presenza fissa del barista e di qualche cliente.

Un altro motivo per cui scegliere il bancone di un bar per avviare una discussione che si preannuncia ostile, è che quasi sempre c’è uno specchio.
Quando il manipolatore vedrà la sua immagine riflessa che compie azioni socialmente inaccettabili (come intimidire), sarà più propenso a darsi una regolata.
Nessuno ama vedersi in terza persona mentre compie azioni disdicevoli.

 

 

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3.  Ti dà poco tempo per decidere.

E’ una tecnica molto comune tra i negozianti.
Il manipolatore crea tensione e pressione nella sua vittima chiedendogli di prendere una decisione in breve tempo.

La tecnica manipolatoria per eccellenza, ti ricordo, è quella che non si percepisce come tale.

Quando ti dico che il manipolatore mette pressione alla sua vittima, non mi riferisco al fatto che il primo dà un esplicito ultimatum al secondo, come potrebbe fare un mafioso nei confronti di un commerciante (es: “Hai 24 ore di tempo per decidere se pagare il pizzo, altrimenti…!”).

 

 

Mi riferisco a tutti quei gesti che più o meno inconsciamente fanno capire alla vittima che deve sbrigarsi a dare una risposta, anche al costo di riflettere poco.

Ad esempio, il manipolatore potrebbe guardarsi continuamente l’orologio mentre avanza le sue richieste oppure potrebbe fingere di rispondere a una chiamata e dire che tra 2 minuti finirà di discutere con la vittima per raggiungere la persona che ha chiamato.

 

Anche qui, il consiglio è quello di dominare l’ambiente, imponendo al manipolatore sia il luogo (come nel punto 2.) sia il tempo della discussione.
Se l’altro fa intendere di non avere molto tempo e tu ritieni che la questione ne meriti di più, non esitare a rimandare la discussione in un altro giorno.

 

 

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4. Sottolinea costantemente lo squilibrio di potere tra te e lui.

Ti è mai capitato di parlare con qualcuno che sottolineava costantemente un suo titolo o status anche quando non gli era stato richiesto?
Quella persona stava cercando di imporsi come un’autorità nella tua mente per avere una posizione di vantaggio nella discussione.

 

Anche se questa tecnica è meno subdola rispetto alle altre, è comunque molto forte nelle culture in cui si dà molta enfasi ai titoli e alle cariche, piuttosto che ai risultati che una persona raggiunge nella vita.
L’Italia rientra nella lista dei paesi che hanno questa cultura.

 

 

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5. Pratica il bullismo intellettuale.

Quando qualcuno che vuole manipolarci è consapevole che le sue argomentazioni si basano su bugie, mezze verità o su ragionamenti distorti, prova a spostare la nostra attenzione dal contenuto del discorso a una sua presunta autorevolezza.

Come ci riesce?
Durante la discussione ci inonda di informazioni, fatti e dati di discutibile provenienza.

Nota bene: nel punto numero 4. la persona aveva effettivamente dei motivi per ritenersi più potente dell’altra persona, mentre in questo caso è solo finzione.

 

L’obiettivo del bullo intellettuale è quello di stordirti, perché, quando il cervello è sovraccarico di informazioni, tende a seguire pigramente ciò che gli richiedono le autorità.
E’ una sorta di bias cognitivo, un errore sistematico che ci portiamo dietro da millenni.

 

L’essere umano ha una tendenza quasi naturale ad obbedire alle autorità.
Addirittura, in un esperimento molto particolare si è visto che le macchine tendono a fermarsi più velocemente quando ad attraversare la strada sono delle persone vestite molto eleganti, in quanto l’eleganza viene associata all’autorità.

 

 

Ritornando alla manipolazione, ci sono delle persone che sfruttano questo funzionamento della mente e ci inondano di citazioni, dati e fatti (spesso falsi) per imporsi come esperti e convincerci.

 

 

Il consiglio di Preston Ni, professore di scienze della comunicazione al Foothill College, è quello di fermare il manipolatore e chiedergli di partire da capo con il discorso e parlare più lentamente.
Questo spiazzerà il manipolatore, il quale si sentirà a disagio (sapendo di dover ripetere informazioni false) e compierà degli errori.

Non solo!
L’ansia sarà così forte da farlo balbettare, mangiarsi le parole, borbottare, abbassare il tono della voce, ecc.
Tutto questo farà sgretolare la sua autorevolezza ai nostri occhi e ci tirerà fuori dal suo gioco.

 

 

Conclusione e cosa fare se pensi di essere manipolato

Se pensi di essere caduto nel tranello di un manipolatore, ciò che devi fare è acquisire consapevolezza di tutto ciò che sta accadendo intorno a te.
Preston Ni raccomanda di porsi domande come:
“Qual è il vero obiettivo di questa persona o delle parole che mi ha detto” oppure “Chi è che ci guadagnerebbe se facessi come mi sta chiedendo?  E chi è che verrebbe sfruttato?”

 

In generale, tutti abbiamo la forza di disinnescare una manipolazione, in quanto si tratta sostanzialmente di prendere coscienza degli stimoli che ci sta inviando il mondo esterno, quindi non sentirti “geneticamente debole” o “credulone.”
Con un po’ di pratica, chiunque si può allenare per riconoscere queste tattiche e neutralizzarle sul nascere.

 

Qui da Carlo Balestriere è tutto, ci vediamo al prossimo articolo di Psicologia Applicata.

 

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Puoi leggere un estratto del libro a questo indirizzo.