Mi sono sempre chiesto come mai alcune ragazze, quando escono per conquistare un ragazzo, si portano dietro un’amica esteticamente poco piacevole.
Diciamo bruttina.
Il senso comune direbbe: “per apparire più belle presentandosi con a fianco l’amica brutta!”
Dal momento che volevo sapere cosa dicesse la Scienza al riguardo, ho fatto una piccola ricerca.
E ho scoperto che il senso comune ci ha azzeccato.
The Ugly Friend Effect.
Si chiama “Ugly friend effect“; ed è quel fenomeno per cui, quando ci circondiamo di persone oggettivamente meno piacevoli di noi, risultiamo più belli agli occhi di chi ci osserva.
In italiano viene tradotto come “effetto dell’amica brutta” o “effetto dell’amico brutto”, perché vale per entrambi i sessi.
A scoprirlo è stato il dottor Nicholas Furl, psicologo della Royal Holloway University di Londra, il quale ha organizzato un esperimento molto curioso, pubblicato nel 2016 sulla rivista Psychological Science.
Furl ha reclutato dei partecipanti per il suo esperimento e ha chiesto di valutare la bellezza di 30 volti appartenenti a persone oggettivamente gradevoli (diciamo che rientravano nella norma) su una scala da 0 a 1, numeri decimali inclusi (Fase 1 dell’immagine sottostante).
Finita questa prima valutazione, Furl ha poi chiesto loro di valutare ancora una volta gli stessi volti, che venivano proiettati sullo schermo insieme a dei volti di persone brutte (Fase 2).

Percepiamo più belle le persone circondate da gente poco attraente.
Quali sono stati i risultati della ricerca?
Nel secondo esperimento i partecipanti avevano assegnato punteggi ancora più alti agli stessi volti che avevano valutato nell’esperimento precedente.
Il fatto che degli stimoli “distrattori” (le persone brutte) si fossero presentati insieme ai volti normali, aveva alterato la percezione di chi doveva giudicare, facendo apparire più attraente qualcosa che in realtà non lo era stato prima.
Questo effetto si è manifestato sia quando le donne dovevano giudicare la bellezza degli uomini sia quando gli uomini dovevano giudicare quella delle donne.
Quindi non c’è bisogno di urlare al sessismo: è un fenomeno che avviene nel cervello di tutte le persone.
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Quanto è importante l’aspetto fisico nella vita? Molto, secondo la scienza.
Non giriamoci attorno: avere una bella presenza dà tutta una marcia in più, con buona pace di chi crede – ingenuamente – che là fuori ci sia un mondo buono e giusto che tende a valorizzare prima le qualità interiori.
E’ sbagliato? Probabilmente sì.
La verità è che queste preferenze in favore dei belli non avvengono perché viviamo in una società brutta e superficiale, ma perché il nostro cervello soffre ancora di alcuni errori mentali che si porta dietro da quando l’uomo era poco più che una scimmia.
Tra questi errori c’è quello di farsi un’idea delle qualità di una persona basandosi sull’aspetto fisico.
Quando l’uomo cercava di sopravvivere e riprodursi durante la Preistoria, aveva un unico obiettivo: scegliere il partner con il corredo genetico migliore per assicurarsi una discendenza forte e in salute.
Come riuscire in questa impresa quando all’epoca non esistevano i genetisti che analizzano il DNA?
Si andava ad’occhio e ci si basava sull’aspetto fisico.
Se l’uomo o la donna avevano certe caratteristiche (come una simmetria del volto, l’assenza di difetti sulla pelle e sul corpo, ecc.), allora si trattava probabilmente di un potenziale partner con un buon DNA.
Bellezza = Buon DNA = Tanti figli forti e sani.
Questa era la correlazione ingenua che facevano i nostri antenati.
Col tempo il cervello ha imparato questa formula e ha iniziato a discriminare automaticamente (ovvero senza che ce ne accorgessimo) i belli e i brutti (prediligendo i primi).
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Esempi in cui il cervello preferisce – anche ingiustamente – le persone di bell’aspetto.
Ecco alcuni esempi, supportati da ricerche vere e proprie.
Correva l’anno 1960 e negli Stati Uniti si doveva decidere chi sarebbe stato il nuovo presidente.
Da un lato c’era quel belloccio di John Fitzgerald Kennedy e dall’altro lato l’austero Richard Nixon.

Durante quel periodo, vennero realizzati numerosi sondaggi d’opinione.
A quanto pare, quando il dibattito si teneva in televisione, l’aspetto piacevole di Kennedy aveva un’influenza positiva e in media aumentava la preferenza verso di lui.
Questo non accadeva quando il dibattito si teneva in radio o avveniva sui giornali, dove gli elettori non potevano vedere i volti dei due concorrenti.
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Un altro esempio.
Nel 1983 i due psicologi Brian Vaughn (Università dell’Illinois di Chicago) e Judith Langlois (Università del Texas) pubblicano uno studio sulla rivista Developmental Psychology.
In questo lavoro, i due ricercatori fanno notare quanto i belli (fin dall’età scolare!) abbiano un vantaggio in termini di attenzione ricevuta.
In pratica, per loro sarebbe più facile esporre agli altri le proprie idee (un bello ottiene maggior attenzione e riscontro quando si esprime) e questo si tradurrebbe negli anni in maggiori opportunità lavorative, sentimentali e amicali.
Conclusione e un consiglio.
Ritorniamo all’argomento iniziale, ovvero quello dell’Effetto dell’Amica/o Brutta/o
Manipolare la percezione umana non è tanto difficile.
Episodi analoghi li sperimentiamo quotidianamente e spesso vengono usati contro di noi.
Ad esempio, gli agenti immobiliari che vogliono vendere una casa fanno prima visitare ai potenziali clienti una casa orribile dal costo altissimo, per poi mostrargli l’appartamento che volevano rifilare.
Con questa mossa persuasiva, il venditore altera la percezione degli acquirenti, facendo apparire la seconda casa come più bella e più economica (e quindi come un vero affare) agli occhi degli ingenui clienti.
La lezione di oggi è questa: hai in programma di rimorchiare qualcuno? Chiedi aiuto a un’amica o un amico con poca fortuna in bellezza estetica, con la promessa che le/gli restituirai il favore.
Se è auto-ironica come me, ti aiuterà con piacere.
In alternativa ti manderà a quel paese, come è giusto che sia.
La cosa che non devi assolutamente fare e quella di trascinare una tua amica o in tuo amico in una situazione del genere senza il suo consenso.
Le persone non sono stupide, capiscono quando vengono usate, anche senza scomodare dei ricercatori!
L’articolo finisce qui.
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Alla prossima!
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Fondatore di Psicologia Applicata.
Mi interesso di Psicologia, persuasione, tecnologia e di cucina giapponese che ha rovinato le mie finanze.
Il mio obiettivo è diffondere conoscenza, arricchire le persone ed estrarre il meglio da loro.
Il mio mantra è:
“La conoscenza è potere.”
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