Perché ci sono così tanti leader incompetenti al mondo?
Ma la vera domanda è:
“perché ci sono così tante persone che li seguono?”
Lo psicologo Robert Hogan ritiene che la maggioranza delle organizzazioni sia ormai in mano a degli incompetenti e la dimostrazione di ciò sarebbe la generale insoddisfazione delle persone.
Questa insoddisfazione si manifesta in poche opportunità di crescita personale, in quanto il turnover diventa sempre più alto.
Detto in termini semplici: al potere ci stanno sempre gli stessi.
Ora, un partito politico è anche esso un’organizzazione e al suo interno accadono più o meno le stesse cose che accadono in un’azienda.
In un mondo pieno di manager mediocri, il panorama politico è popolato da altrettanti leader incompetenti, eletti sempre più spesso e con sempre più voti.
Cosa sta succedendo?
Il cervello non sa più individuare un buon leader da seguire
Il problema è che il nostro cervello non sa più individuare un buon leader di cui fidarsi a causa di alcuni errori mentali che commette sistematicamente.
Gli esperti chiamano questi errori “euristiche cognitive”, ovvero degli automatismi mentali che ci portano a prendere velocemente delle decisioni consumando poca energia mentale.
Il mondo è pieno di informazioni e il nostro cervello non è ancora in grado di processarle tutte, quindi deve trovare un modo per sintetizzarle (a discapito della qualità).
Un esempio è la cosiddetta “euristica della rappresentatività“, un fenomeno che dovrebbe aiutarti a capire di chi fidarti perché permette di collocare le persone che incontri dentro delle “categorie” in base alle poche informazioni che hai su di lei.
In alcuni casi, questo automatismo mentale è molto utile e ci salva la vita (permettendoci di individuare velocemente un malintenzionato di notte, ad esempio, e scappare prima che si avvicini).
In altri casi, invece, ci fa compiere degli errori clamorosi (come votare per la persona sbagliata).
Una dolce vecchietta, infatti, potrebbe farti pensare a tua nonna, quindi potresti immediatamente pensare che sia anche una persona gentile, generosa e di cui fidarsi.
Ma questo non è necessariamente vero.
Nulla vieta alla vecchietta di essere una politica senza scrupoli che inquina e impoverisce il territorio favorendo la corruzione.
E allora ecco 4 motivi per cui alcune persone eleggono sempre dei pessimi politici.

1. Valutano le qualità sbagliate quando scelgono un leader.
Tutti noi ricerchiamo un leader forte e sicuro di sé a cui affidarci.
Su questo non ci sarebbe nulla da obiettare: è una tendenza di tutto il regno animale.
Il problema è che alcuni confondono la forza e la sicurezza con l’arroganza e il narcisismo.
Una ricerca mostra che i peggiori leader in assoluto sono proprio quelli estremamente narcisisti e arroganti.
Quanti sono nel mondo questi cattivi leader? Tantissimi.
Nathan Brooks, psicologo forense della Bond University, ha scoperto che circa il 20% delle persone che ricoprono ruoli di potere possiede tratti di personalità psicopatica.
I cattivi leader politici, che sono convinti di avere sempre ragione, raramente ascoltano i consigli degli altri e non imparano mai dei loro errori.
Queste sono caratteristiche tipiche di una persona narcisista.
I migliori leader politici, invece, possiedono umanità e sanno molto bene di non avere sempre ragione (e per questo hanno bisogno dei suggerimenti dei loro elettori).
Inoltre, sono consapevoli che devono continuamente imparare per migliorare le loro abilità di leadership.
2. Mettono l’efficacia sullo stesso piano dell’onestà.
Alcune persone sono soliti dare molto credito ai risultati, ma spesso mettono in secondo piano il come questi risultati vengono raggiunti.
Sto parlando del classico detto “il fine giustifica i mezzi“.
Questo ragionamento, soprattutto se applicato alla politica, può essere veramente pericoloso, in quanto rende sempre più sottili i confini tra ciò che è moralmente giusto e ciò che è legalmente consentito.
I buoni leader hanno un’etica condivisa con i loro elettori e sono disposti a non raggiungere determinati risultati, se ciò richiede di comportarsi illegalmente.
Pensiamo a un politico che si rifiuta di fare una concessione a un imprenditore spregiudicato, il quale vorrebbe costruire una fabbrica molto inquinante.
Questo politico sa che con i soldi dell’imprenditore potrebbe creare diversi posti di lavoro nella sua cittadina e “vendersi” questo risultato per ottenere consensi, tuttavia rifiuta.
Inquinare la propria terra non è un compromesso accettabile né onesto nei confronti dei suoi cittadini.
L’efficacia di un politico (aver aumentato l’occupazione) non può essere messa sullo stesso piano dell’onestà (aver danneggiato la comunità per ottenere quel risultato).
I buoni leader politici, quando non sono in grado di raggiungere i risultati sperati, tentano almeno di minimizzare i danni.
Oltre a questo, si sforzano di rappresentare tutti i loro elettori e non solo quelli che preferiscono e li hanno votati.
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3. Eleggono qualcuno, sperando di condividere con lui il potere.
Un altro motivo per cui ci ritroviamo circondati da cattivi leader in politica è che alla fin fine tendiamo sempre a curare prima i nostri interessi e solo dopo quelli degli altri.
Lo spiega bene Jean Lipman-Blumen nel suo libro “Il fascino della leadership tossica: perché seguiamo dei capi distruttivi e politici corrotti – e come sopravvivergli“.
Secondo l’autrice sono gli elettori a creare i cattivi leader tramite il loro supporto – consentendoli di raggiungere le alte cariche di potere.
Insomma, non sarebbe vera la tesi secondo cui c’è un politico di per sé malvagio che riesce a “infinocchiare” l’elettore e convincerlo a votarlo.
Sarebbe l’elettore, tramite il suo disinteresse politico e la bramosia di potere, a eleggere un rappresentante altrettanto meschino.
Il problema è che il politico, una volta eletto, si comporta in maniera scorretta proprio come voleva l’elettore… ma solo per curare i propri interessi!
Un esempio?
Pensiamo a tutti quei politici eletti da un ristretto gruppo di persone che svolgono la stessa professione (come ad esempio i medici, gli avvocati o i tassisti – vale per tutte le categorie).
Questi politici, spesso membri interni della categoria, conquistano consensi perché si rivolgono a persone di cui conoscono bene i desideri e le paure, con le quali aizzano le folle e empatizzano con loro.
“Qualora dovessi salire al governo, farò una legge ad hoc per gli interessi della nostra categoria!“, urlano nei circoli.
In Parlamento abbiamo molti esempi come questo.
Nel Comune dove risiedo, infatti, è stato eletto un consigliere comunale solamente grazie ai voti dei tassisti che lui dichiarava di rappresentare.
Questo è un male, in quanto – lo ripeto – un buon leader politico dovrebbe rappresentare tutti i suoi elettori e non solo quelli che lo hanno votato.
Insomma, per Jean Lipman-Blumen alcuni elettori cercano e sostengono un leader che sia in grado di dar loro ciò che vogliono, piuttosto che dare ciò di cui ha bisogno la nazione o l’organizzazione.
I cattivi elettori sono attratti dei cattivi leader a causa della promessa di condividere il potere istituzionale (creando leggi ad hoc).
4. Non controllano i politici come se fossero i loro dipendenti (cosa che in realtà è).
Siamo soliti mettere i nostri leader su un piedistallo, idealizzandoli, e dare per scontato che faranno ciò che è giusto fare.
Questo non è vero.
Noi tutti dovremmo continuamente esercitare un controllo sui nostri rappresentanti, interessandoci continuamente alla politica e al loro lavoro.
Se dopo 5 anni un politico si presenta di nuovo da me per ri-chiedermi il voto, mi prendo del tempo per decidere.
Prima di darglielo, vado a vedere tutto ciò che ha fatto in questi anni in cui io l’ho stipendiato con le mie tasse e solo dopo decido se confermarlo.
Quante persone conosci che ragionano in questo modo? Sono veramente poche.
E’ più probabile che tu abbia incontrato persone che diano voti “a piacere” per far contenti gli amici o i parenti.
Ira Chaleff, nel suo libro “Il follower coraggioso. Il collaboratore che sa dire di no al leader“, lo afferma a gran voce:
“Dobbiamo alzarci e imporci ai nostri leader quando sono sulla strada sbagliata e supportarli quando fanno le cose giuste.”
Infine, ci accontentiamo troppo facilmente.
Invece di cercare il miglior politico possibile, ci accontentiamo del “meno peggio”.
Ovviamente quando i giochi sono fatti – ovvero quando non resta che votare – è l’unica opzione possibile.
Ma durante i 4 anni e 364 giorni che separano un’elezione da un’altra puoi fare molto.
Se senti che non ci sia nessun politico che porti avanti i tuoi temi e abbia i tuoi stessi valori… molto probabilmente il leader politico sei tu.
Scendi per strada, iscriviti a dei circoli e inizia ad interessarti di politica.
I più famosi rivoluzionari sono nati così.
Come riconoscere un buon leader politico.
Ricapitolando, come si può individuare un buon leader?
Un buon leader unifica, non crea divisioni sfruttando la strategia del “noi-contro-loro”.
Se non raggiunge i risultati promessi (esempio: togliere tutta la spazzatura dalle strade), è comunque in grado di limitare i danni (esempio: finanziando un progetto a lungo termine di educazione civica e ambientale da inserire nelle scuole).
Un buon leader condivide la leadership con i suoi followers, organizzando regolarmente incontri in piazza o rendendo pubblico e trasparente il suo operato (in TV, sui giornali o su Internet).
Un buon leader lavora con i suoi elettori, li consulta, si prende cura di loro e sviluppa in loro la capacità di leadership, in modo da far nascere un suo successore.
Perché questo non accade? Perché alcuni politici hanno quasi paura di questa eventualità: vorrebbe dire perdere la carica per passarla a un altro.
L’articolo finisce qui.
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Alla prossima!
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Articolo consigliato: Come Il Potere Logora Il Cervello Di Chi Ce L’Ha
Lettura consigliata: “Le 48 Leggi del Potere” di Robert Greene.
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Fondatore di Psicologia Applicata.
Mi interesso di Psicologia, persuasione, tecnologia e di cucina giapponese che ha rovinato le mie finanze.
Il mio obiettivo è diffondere conoscenza, arricchire le persone ed estrarre il meglio da loro.
Il mio mantra è:
“La conoscenza è potere.”