Sono sempre stato pessimo quando si trattava di ricordare i nomi delle persone.
La mia forte miopia non mi è stata d’aiuto: quando vedevo le persone per strada, infatti, non riuscivo ad associare le caratteristiche del loro viso al loro nome, semplicemente perché non ero in grado di vederle.

 

Ricordo che una volta, dopo l’ennesima figuraccia per aver dimenticato il nome della persona con cui parlavo, decisi di scaricare la mia rabbia contro i passanti lungo il tragitto verso casa.
In pratica, salutavo con molto calore chiunque camminasse nella direzione opposta alla mia.

 

Le loro facce erano stupefatte, ma anche terrorizzate, perché erano stati colti di sorpresa.
La stragrande maggioranza di loro ricambiava il saluto con altrettanto vigore, per poi ritirarsi in se stessi, imbarazzatissimi, cercando di ricordare chi fossi.

 

 

Uno psicologo spiega perché dimentichiamo i nomi.

Ovviamente, non è facendo sentire gli altri a disagio che potrai eliminare il tuo.

Così decisi di studiare il motivo per cui tendevo a dimenticare i nomi e trovarmi in situazioni imbarazzanti.

 

Secondo David Ludden, professore di psicologia del Georgia Gwinnett College, noi siamo soliti dimenticare i nomi per 4 ragioni.

1. Un nome crea un’associazione mentale ambigua.

Se io ti dicessi che ho una mela nel mio zaino, nella tua mente si formerebbe un’idea abbastanza precisa dell’oggetto che ho citato.
Al contrario, se ti dicessi che c’è un Marco nella mia casa, questa immagine precisa non si formerebbe.
Potresti pensare a Marco tuo cugino oppure Marco il fidanzato di tua sorella; e questi nomi entrerebbero in conflitto tra loro.

2. I nomi non hanno sinonimi.

Quando abbiamo sulla punta della lingua una parola, ma non siamo in grado di farla uscire, utilizziamo un sinonimo.
Con i nomi non è possibile fare questo processo e per questo, quando li dimentichiamo di fronte alla persona interessata, siamo spacciati.

3. Un nome contiene due parole, se non tre.

Un nome da solo non basta.  Per memorizzarlo c’è bisogno anche di un cognome.
E’ per questo che è più corretto dire che il nome è formato da almeno due parole: il nome e il cognome (che in inglese, guarda caso, si chiamano “first name” e “surname”).
“Mario Rossi”, “Vincenzo Esposito” e “Elena Bianchi” devono essere memorizzati per intero e solo dopo possono essere associati a un volto.

In alcuni casi le cose si complicano.
Molte persone, infatti, hanno due nomi come “Maria Elena” oppure “Giovanni Paolo”.
La tua memoria è messa veramente alla prova in questi casi.

4. I nomi sono poco frequenti.

I nomi sono suoni che senti poco nell’arco della giornata.
Su 1.000 parole udite, solo 1 sarà un nome proprio di persona.
Le restanti 999 riguarderanno verbi oppure nomi di oggetti.

Dal momento che la nostra memoria dà priorità agli stimoli che si presentano con maggior frequenza, è naturale che i nomi vengano spesso snobbati o mal registrati dalla nostra mente.

 

 

Come non dimenticare mai più un nome e salvare la faccia.

Ed ecco, finalmente, 5 tecniche che puoi utilizzare per non dimenticare mai più un nome e dire addio a quell’odiosa sensazione di disagio che ti accompagna ogni volta che ti presentano qualcuno.

 

 

1. Ripetizione subliminale

Quando ti presentano qualcuno, non limitarti ad annuire e continuare la conversazione, ma prova a ripetere il suo nome inserendolo all’interno di una frase.
Questa strategia farà “capire” al tuo cervello che quel nome è un’informazione importante e quindi che si deve impegnare per memorizzarla.

 

Per esempio, se la persona di fronte a te si è presentata come “Marco”, non limitarti ricambiare il saluto e dire il tuo nome.
Cerca di ripetere il suo nome inserendolo in una frase come:
“Ciao, Marco, è un piacere conoscerti.  Io mi chiamo Francesca.”

Dopo i convenevoli, potresti sfruttare altre occasioni per ripetere ingegnosamente il nome che vuoi memorizzare per forzare il tuo cervello a registrarlo.
Potresti esprimere domande inserendo il nome alla fine, come in queste frasi di circostanza:

 

 

“Da quanto voi due vi conoscete, Marco?”
oppure
“Marco, sei riuscito a trovare un parcheggio vicino?  Noi abbiamo preferito prendere la metro.”

 

 

Ovviamente non devi sembrare un venditore ruffiano o inserire quella parola in ogni singola frase che pronunci, come se fossi un ossessionato.
Bastano 2 volte – massimo 3 – in cui pronunci il nome subito dopo che si è presentato.

Assicurati di dire il suo nome un’ultima volta guardandolo intensamente negli occhi, per dare un ulteriore segnale alla tua memoria che quella è un’informazione che vuoi assolutamente salvare.

 

 

2. Fai lo spelling mentale del suo nome.

Lo psichiatra ed esperto di memoria Gary Small, in un articolo pubblicato sulla rivista Psychology Today, suggerisce di fare uno spelling mentale del nome di chi si presenta a noi.

Questa tecnica utilizza il potere della memoria visiva dal momento che crea un’immagine mentale del nome.

Poniamo che si presenti a me un ragazzo di nome Giuseppe.

 

Quel che devo fare e immaginare la parola Giuseppe proiettata lettera per lettera nella mia mente mentre mi stringe la mano.

 

Una mossa intelligente sarebbe quella di dare anche una tridimensionalità al nome, dando alle lettere uno spessore, un colore e perfino uno sfondo.

Ad esempio, dal momento che Giuseppe mi ha appena rivelato che di lavoro fa l’avvocato e che tendenzialmente è una persona molto espansiva, io immaginerò il suo nome di colore rosso e con sfondo un tribunale, come in questa immagine:

Giuseppe

 

 

 

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3. Sfrutta il loro biglietto da visita.

Qualche mese fa mi trovai per puro caso ad un evento privato di gente veramente facoltosa.

Ora, non sono il tipo di persona che ama queste feste, ma sono abbastanza intelligente da capire che quell’evento poteva essere un’occasione più unica che rara per incontrare persone con cui, magari, lavorare insieme.

In una situazione del genere l’ultima cosa che vorresti fare è sbagliare il nome del tuo interlocutore.

 

A un certo punto mi viene presentato qualcuno che sembra essere interessato all’attività che svolgo e vorrebbe collaborare con me.
C’è un solo problema: ha un nome italo-americano e il rumore della sala non mi permette di utilizzare la tecnica della visualizzazione mentale dei nomi che ti ho spiegato precedentemente.

 

Mentre mi saluta con un gran sorriso, l’italo-americano mi mette tra le mani un oggetto.
Si tratta di un biglietto da visita.

Abbasso lo sguardo per scrutare il cartoncino e la mia mente viene folgorata da un’intuizione: “posso usare il biglietto da visita per memorizzare il nome!”

 

 

Ed ecco il terzo consiglio che ti do:

Chiedi sempre alla persona che hai di fronte di farti dare il suo biglietto da visita, non provare mai vergogna.

  1. Nella peggiore delle ipotesi ti risponderà che non ne ha uno (come la stragrande maggioranza delle persone, ormai), ma sarà comunque deliziata per il fatto che gliel’hai chiesto.
    La farai sentire importante e capirà che hai il desiderio di ricordare il suo nome.
  2. Nella migliore delle ipotesi ti darà il biglietto da visita.
    In questo caso, assicurati di dare delle occhiate al nome riportato sul biglietto e poi alla persona che te l’ha dato, soprattutto se quest’ultima continua a parlarti.
    Questo ti aiuterà a creare una connessione tra il soggetto e l’immagine visiva del suo nome.

 

 

4. Aggiungilo ai contatti, sì, ma aggiungi anche altre informazioni!

Abbiamo a disposizione uno strumento a prova di scemo per dimenticare i nomi: la nostra rubrica contatti.
Il problema è che non la sfruttiamo come dovremmo fare

 

Quando incontri qualcuno per la prima volta e lo aggiungi ai contatti della tua rubrica, non limitarti a inserire solo il nome e il cognome (e al massimo il nome dell’azienda per cui lavora, come fanno i più furbi).
Inserisci altre informazioni riguardo quella persona come i suoi interessi, il suo colore preferito, i nomi dei suoi figli, la sua professione e tutto ciò che lui rivela di sé in quell’occasione.

 

Perché fare una cosa del genere?
Perché un domani potresti aver bisogno del suo aiuto e per convincerlo potresti fare leva su delle informazioni utili che in quel momento futuro avrai dimenticato, a meno che tu non le abbia scritte da qualche parte.

 

Ad esempio, qualche giorno fa ho dovuto contattare un mio vecchio compagno delle elementari per chiedergli un aiuto per la costruzione di un sito web.
Prima di esporgli la mia richiesta (che era sicuramente molto vantaggiosa per me, ma non per lui), mi sono preoccupato di entrare di nuovo in relazione con lui.

Come?
Ho visto dai miei archivi che il mio ex compagno all’età di 12 anni frequentava la mia stessa piscina.
Di conseguenza, quando l’ho approcciato, per prima cosa gli ho chiesto come andassero le cose col suo hobby preferito: il nuoto.

Lusingato dal mio interesse e dal fatto che mi ricordassi tutto su di lui, il mio vecchio compagno si è lanciato in un appassionato racconto sul nuoto e su come stia cercando di farlo diventare il suo lavoro principale, partecipando a tornei regionali e nazionali (anche se con scarso successo).
Alla fine della chiacchierata, il ragazzo era molto più ben disposto a farmi un prezzo di favore.

 

Un piccolo accorgimento fatto 10 anni fa (annotarsi gli interessi di una persona che aggiungevo ai miei contatti) si è rivelato un risparmio economico di quasi un migliaio d’euro.
Non male, eh?

 

 

5. Fai associazioni tra il suo nome e altre cose.

Molti esperti suggeriscono di associare immagini a giochi di parole per memorizzare l’identità di una persona.
Questi giochi di parole possono riguardare le allitterazioni, cioè la ripetizione di una sola lettera.

 

Ad esempio, se sei in un pub e la tua fidanzata ti presenta la sua amica Carmen che lavora presso quel locale, nel momento in cui le stringi la mano ripeti più volte nella tua mente “Carmen la Cameriera.”

Oppure puoi sfruttare delle qualità della persona.
Se ti è appena stato presentato Matteo, il ragazzo della comitiva conosciuto per gli sport spericolati che pratica, etichettalo mentalmente come “Teo il Temerario.”

 

 

Conclusione.

A differenza di quanto si crede, memorizzare le informazioni ha poco a che fare con la genetica o con improbabili “doti naturali.”
La pratica e l’utilizzo di tecniche di memoria adeguate permettono a qualsiasi persona di diventare abile nel registrare e rievocare nomi di persone e oggetti.

Usa queste tecniche che ti ho spiegato e fammi sapere quali risultati otterrai.

 

L’articolo finisce qui.
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Qui da Carlo Balestriere è tutto, ci vediamo al prossimo articolo di Psicologia Applicata.

 

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Lettura consigliata: “Detto, fatto! L’arte di fare bene le cose: Il metodo GTD” di David Allen.
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Detto, fatto! L'arte di fare bene le cose