Essere resilienti non vuol dire resistere a tutti i costi, essere degli scogli su cui il mare può solo infrangersi.
Essere resilienti vuol dire essere flessibili come un bambù, sapersi piegare al dolore e rialzarsi senza spezzarsi.

Sfortunatamente, negli ultimi anni si è diffusa la prima concezione.
I complici di questo fenomeno sono tutti quelli che hanno utilizzato la parola “resilienza” impropriamente: dai motivatori che spopolano sui Social a quelli che se la tatuano sulla pelle per far capire quanto sono duri e sprezzanti.
Amici miei, non è questa la resilienza.

Resilienza Gianluca Vacchi

La Resilienza non è qualcosa da glamourizzare.

 

In questo articolo vedremo il significato di questa parola, a cosa serve e, infine, 8 cose che puoi fare per arricchire il tuo kit di sopravvivenza psicologico.

 

 

Che Cos’è La Resilienza

Come dicevo, il concetto di resilienza è più collegato al concetto di flessibilità.

Il termine “resilienza” in origine proveniva dalla metallurgia.
Questa parola indicava la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate.

Per un metallo, la resilienza rappresenta il contrario della fragilità.

Se sei un cavaliere medioevale, è nel tuo interesse che la tua spada abbia una grande resilienza, altrimenti rischi che si spezzi tra le tue mani mentre ingaggi il primo duello.  La cosa interessante è che una spada può andare in frantumi non solo perché è troppo fragile, ma anche perché è troppo rigida.  Non resiliente, appunto.

A livello etimologico, la parola “resilienza” viene attribuita alla parola latina “resilĭens“, cioé il participio presente di rimbalzare, come quando lanci un oggetto contro un muro e questo ti ritorna indietro.

Nella Psicologia il concetto è simile: la persona resiliente è l’opposto di quella vulnerabile.
Qual è quell’elemento che ti rende forte contro le avversità?
Come si chiama quell’elemento psicologico che ti permette di affrontare le situazioni sfavorevoli, che ti permette di attingere alle tue risorse emotive e andare oltre i momenti bui della nostra tua esistenza?
Tutto questo risponde al nome di resilienza psicologica.

Lo psicologo Dan Short nel 2004 ne dà una definizione completa:

«La Resilienza è la volontà determinata di rimuovere
gli ostacoli e superare le difficoltà contingenti per andare avanti con ottimismo consapevole.  Resiliente è chi sa sopportare i dolori senza lamentarsi, chi sa reggere le difficoltà senza disperarsi, chi ha il coraggio di intraprendere una via che sa essere tortuosa e sa portare a termine quanto intrapreso.  Resiliente è chi ama la vita e coltiva una virtù che modera e limita i timori di morte, di fallimento e di distruzione.  Resilienza è anche fare i conti con la propria impotenza sia vincere la paura del domani.»

 

 

Cosa Mette A Rischio La Tua Resilienza E Cosa La Promuove

Ci sono diversi fattori che ci espongono a una maggior vulnerabilità agli eventi stressanti (e quindi diminuiscono la nostra resilienza).
Già nel 1982 la psicologa Emmy E. Werner individuò gli elementi che pregiudicano la resilienza:

  •  Fattori emozionali (come ad esempio l’abuso, avere una bassa autostima e uno scarso controllo emozionale).
  •  Fattori interpersonali (essere rifiuto degli amici, vivere in isolamento, chiudersi in se stessi).
  •  Fattori familiari (vivere in una famiglia poco abbiente, vivere molti conflitti familiari, avere uno scarso legame con i genitori, essere incapace di comunicare con i famigliari).
  •  Fattori di sviluppo (avere un ritardo mentale, una disabilità nella lettura, un deficit dell’attenzione, e non essere particolarmente bravi nel relazionarsi con gli altri).

 

Negli ultimi decenni, in particolare alla fine degli anni ’70, gli psicologi hanno incominciato a parlare non soltanto di fattori di rischio ma anche di fattori protettivi, cioé quelli che promuovono la nostra resilienza.

Alcuni esempi sono: avere un buon temperamento, una buona autonomia, essere competenti nelle relazioni e bravi a comunicare, sapersi controllare ed essere consapevoli che il proprio successo dipende dai propri sforzi (in questo caso si dice che il soggetto ha un locus of control interno).

Un ruolo importante lo gioca la famiglia.  E’ dimostrato infatti che un’elevata attenzione riservata al bambino nel primo anno di vita favorisce la sua resilienza.  Anche la qualità delle relazioni tra genitori è importante, così come il supporto di parenti e vicini di casa, o comunque di tutte quelle figure che possono essere un punto di riferimento affettivo.

 

 

Resilienza: Il Kit Di Sopravvivenza

Essere resilienti non vuol dire non provare dolore e smarrimento di fronte a traumi, tragedie, minacce o perdite.
Essere resilienti non vuol dire nemmeno essere invincibili.

Immaginati la resilienza come un kit di sopravvivenza nella tua mente.
Quando sei oggettivamente in pericolo o in una situazione sfavorevole, puoi aprire il kit e usare uno dei tanti strumenti per fronteggiare i problemi.

La verità è che non siamo mai pronti agli imprevisti di questo mondo, quindi, ad essere precisi, siamo in un continuo stato di sopravvivenza e attingiamo sempre da questa risorsa.  Il problema è che ci sono momenti della vita in cui la soglia di pericolo si alza, e devi attingere ancora di più al tuo serbatoio di resilienza.

Nessun trauma è positivo, non c’è niente di intrinsecamente “buono” nei disastri, nelle violenze, nella malattia.
I mass-media esaltano all’estremo quelle persone che, in situazioni del genere, ne escono indenne, quasi rafforzate.  Questa è però un’illusioneno, non è possibile.
Coloro che sopravvivono alle tragedie non sono supereroi indistruttibili, ma lottano proprio come tutti gli altri.
Di una cosa siamo certi: è possibile riemergere cambiati da un’esperienza traumatica.

 

 

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Come Reagiamo Ai Traumi E’ Soggettivo

Gli studi sulla resilienza evidenziano che ci sono differenze nel modo in cui tutti noi reagiamo e superiamo i traumi.
Queste differenze hanno ragioni neurobiologiche, psicologiche e genetiche.

C’è una sorta di relatività nella resilienza.
Così come una persona può considerare stressante un evento che non lo è per un’altra, ciò che promuove resilienza in una persona può, al contrario, provocare maggiore vulnerabilità in un’altra.

Un kit di resilienza efficace è composto da una serie di tratti emotivi sui quali in effetti è possibile lavorare:

 

 

#1. Flessibilità

La flessibilità è una parte importante della resilienza. Essere “flessibili”, aspettarsi che spesso la vita e gli altri non siano sempre conformi alle nostre aspettative, prendere le cose per come sono.
Tutto questo ci rende meno vulnerabili.

La tolleranza alla frustrazione è legata inoltre alla flessibilità cognitiva e alla soluzione dei problemi.

Cosa fare: è necessario fare stretching mentale, allungarsi nelle possibilità, rendersi pronti a nuovi assetti ed equilibri.

 

 

#2. Supporto Sociale

Il supporto sociale viene definito come “l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati.”

Le relazioni offrono incoraggiamento e rassicurazione, affetto e sostegno, creano fiducia e aiutano la resistenza di una persona.

Gli altri (una persona, un gruppo, una comunità) con cui condividiamo le esperienze o che sentiamo al nostro fianco, sono nutrimento dal punto di vista affettivo e psicologico.

La letteratura scientifica suggerisce che un buon sostegno sociale può moderare le singole vulnerabilità e aumentare le probabilità di recupero da un evento traumatizzante.

Cosa fare: stai vivendo una situazione di avversità?  Evita di commettere il classico errore di isolarti, e sforzati di stringere relazioni significative con gli altri: sarà una vera manna dal cielo per il tuo kit di resilienza.

 

 

#3. Affrontare Le Crisi, Sempre E Comunque

Le crisi non sono insormontabili.

Sia chiaro, alcuni eventi hanno una portata enorme.  Possiamo fare veramente poco per cambiare un evento quale un lutto, una calamità naturale o una guerra in cui si immischia il nostro paese.
Quello che possiamo fare, però, è cambiare il modo di interpretare questi fenomeni e come reagiamo ad essi.

Cosa fare: l’obiettivo è considerare più possibilità, dare più letture della situazione attuale.  Mai farsi travolgere.

 

 

#4. La Vita E’ Un Continuo Divenire, E Devi Accettarlo (E Sfruttarlo)

Così come alcuni eventi (vedi sopra), alcune cose non possono cambiare a tuo piacimento.  Cosa si fa in questi casi?
E’ necessario concentrarsi su ciò che è invece possibile modificare, spostarsi sui propri obiettivi a piccoli passi nella direzione in cui si vuole andare.

A differenza di quanto si creda, la vita è un continuo divenire.
Magari non potrai cambiare precisamente quell’evento o quella persona, ma potrai operare su tanti elementi che si trovano in secondo piano per raggiungere il tuo obiettivo finale.

 

 

#5. Potenzia La Tua Autoconsapevolezza

Il termine autoconsapevolezza si riferisce all’essere profondamente consapevoli di cosa sentiamo e la capacità di riconoscere come alcune sensazioni influenzano il modo in cui pensiamo o ci comportiamo.
Essere in grado di affrontare emozioni scomode come la paura o l’ansia è una gran bella abilità che tutti noi dovremmo avere.

 

 

#6. Non Essere Ossessionato Dalle Risposte

Quando capitano eventi traumatici, una bella fetta della popolazione agisce nello stesso modo: si fissa sulle domande senza risposta.
Perché la sciagura del cancro si è abbattuta proprio sulla mia famiglia?
Perché proprio la mia azienda doveva essere travolta dalla crisi?
Perché proprio la mia etnia doveva essere perseguitata?

Di fronte ad eventi avversi vogliamo subito trovare delle risposte.
Queste risposte potrebbero non arrivare mai, così come potrebbero affiorare lentamente con il tempo.

Cosa fare: devi accettare che va bene non capire tutto in un unico momento e che lo comprenderai quando sarai pronti per farlo.

 

 

#7. Non Dimenticare Di Ricaricarti

Nelle situazioni avverse sembra che la vita chiede davvero troppo, e quindi è necessario ricaricarsi tramite abitudini di autocura.
Tutti abbiamo una lista di cose che possono distrarci, ricaricarci, rilassarci.

A me, ad esempio, piace stampare le migliori foto che ho scattato durante l’anno e attaccarle in un quaderno.
Ne creo uno ogni anno, come se fosse il riassunto della mia vita.
Ovviamente ci sono altre attività e hobby, come la lettura, gli scacchi, giocare a dei videogiochi, viaggiare, ecc.

Cosa fare: La chiave è capire quale dei tuoi hobby si adatta meglio alla tua strategia di resilienza.  Se, ad esempio, non sei bravo nel comunicare e nel rapportarti con gli altri (il che è un elemento negativo per la tua resilienza), iscriviti ad un corso di recitazione.  Obbligati a stare a contatto con gli altri fino a farne la tua passione.  In questo modo utilizzi un tuo hobby per potenziare indirettamente la tua resilienza.

 

 

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#8. Impara Qualcosa Da Ogni Trauma

Spesso, quando superiamo un trauma, impariamo qualcosa su noi stessi.  Ci sentiamo cresciuti dopo la lotta con il dolore
Molte persone che hanno sperimentato tragedie e difficoltà hanno poi raggiunto relazioni migliori, aumento di autostima e del senso di forza, una spiritualità più profonda e maggiore apprezzamento per la vita.

Cosa fare:  una volta affrontato un evento nefasto, sforzati di individuare quell’elemento dentro di te che è cambiato.  Può essere un’autostima più forte, una sensibilità maggiore o l’esser diventato più cauto e lungimirante.

Non importa cosa sia, l’importante è che tu abbia individuato questo nuovo elemento e che tu l’abbia riconosciuto come il frutto della tua lotta.
Devi renderti conto che il trauma non ha lasciato dietro di sé solo distruzione, ma anche un qualcosa che può esserti utile per il futuro che verrà.

 

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Lettura consigliata: “Resisto dunque sono. Chi sono i campioni della resistenza psicologica e come fanno a convivere felicemente con lo stress” di Pietro Trabucchi.
Puoi leggere un estratto del libro a questo indirizzo.
Resisto dunque sono di Pietro Trabucchi